Che cos’è un’azienda inclusiva?
Al giorno d’oggi si parla spesso di inclusione e diversità, ma cosa significa questo per un’azienda?

La parola “inclusione” indica, letteralmente, l’atto di includere un elemento all’interno di un gruppo o di un insieme. Questo termine, però, assume un’ulteriore sfaccettatura quando si parla del mondo del lavoro. Un’azienda inclusiva e diversificata, infatti, non si dedica solo al rispetto della legislazione vigente in questo campo sociale, ma promuove ed incoraggia anche la pluralità di genere, la diversità etnica e religiosa, rifiuta i pregiudizi legati al genere, all’orientamento sessuale o all’età ed include lavoratori con diversità funzionale, tra le altre cose.
Per rendere un’azienda il più inclusiva possibile bisogna partire dalla fase di selezione del personale, che è di fatto il primo passo per garantire l’inclusione in azienda di soggetti variegati. Già nella stesura degli annunci di stage e lavoro, così come nello svolgimento dei colloqui, i recruiters dovrebbero adottare un linguaggio inclusivo, in grado di trasmettere correttamente la cultura aziendale.
La formazione dei dipendenti è il secondo passo da compiere nel perseguimento di una politica di diversità e di inclusione in azienda. Questa formazione può essere fornita attraverso una comunicazione aziendale interna coerente a livello valoriale, che può essere poi integrata dalla promozione di momenti di formazione mirati per aumentare la propensione dei dipendenti ad accettare le diversità e a perseguire l’inclusione.

Durante la quinta edizione del Diversity Brand Summit, evento che riunisce e premia i brand più inclusivi in Italia, si è notato come il ricorso a pratiche inclusive sui temi di genere e identità di genere, etnia, orientamento sessuale e affettivo, età, status socio-economico, disabilità e credo religioso impattano positivamente sulla reputazione dell’azienda e sulla fiducia delle consumatrici e dei consumatori, riversandosi in un indice di passaparola positivo e risultati economici migliori.
Best Workplaces for Diversity, Equity & Inclusion
Quando si parla di inclusività a livello aziendale, non si può non citare il ranking dei 20 Best Workplaces for Diversity, Equity & Inclusion, che riguarda le aziende italiane in cui tutti i collaboratori, indipendentemente dalle caratteristiche personali e dal ruolo, hanno la possibilità di sviluppare al meglio il proprio potenziale.
Nel 2022 al primo posto della classifica, stilata con le opinioni di quasi 95mila persone di 113 imprese italiane con almeno 50 dipendenti, c’era Sidea Group Srl, seguita da Bending Spoons e American Express Italia. Sidea è l’azienda leader nella consulenza nel campo dell’Information Technology, Bending Spoons è una realtà attiva nell’IT in qualità di sviluppatrice di applicazioni per dispositivi mobili e American Express Italia si occupa di servizi finanziari e assicurazioni.
La classifica si basa su un indice di calcolo generato prendendo in considerazione le risposte dei collaboratori a 12 domande del questionario di Great Place to Work su aspetti specifici della employee experience, strettamente legati al tema Diversity, Equity & Inclusion 2022: imparzialità di trattamento, assenza di favoritismi, capacità di conciliare lavoro e vita privata, retribuzione, possibilità di essere sé stessi.
Nella classifica di quest’anno, 2023, Bending Spoons è passata dal secondo al primo posto, lasciando l’argento ad American Express Italia e accogliendo sul podio, al terzo posto, un’azienda che si occupa di comunicazione e marketing, la Storeis.

Il modello GPtW e le sue cinque dimensioni
Il modello metodologico utilizzato da GPtW (Great Pleace to Work) è stato consolidato in oltre 40 anni di ricerche sulle aziende in tutto il mondo.
La persona è messa al centro di ogni processo, perchè un “great place to work” è “un ambiente in cui i collaboratori credono nelle persone per cui lavorano, sono orgogliosi di quello che fanno, e stanno bene con i colleghi”.
Gli ambienti di lavoro eccellenti sono frutto delle relazioni quotidiane vissute dalle persone in azienda e la fiducia è il fattore chiave comune a queste relazioni. Secondo questo modello di analisi un “great workplace” deve esserlo per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche personali, dal ruolo ricoperto in azienda e dalle mansioni svolte.
L’Employee Survey misura le opinioni dei collaboratori riguardo al clima lavorativo basate sulle 5 dimensioni del modello GPTW:
CREDIBILITÀ – Comunicazione a due vie, Competenza, Integrità;
RISPETTO – Sviluppo professionale, Coinvolgimento, Cura;
EQUITA’ – Equità del trattamento, Imparzialità, Giustizia;
ORGOGLIO – Lavoro individuale, Gruppo di lavoro, Immagine aziendale;
COESIONE – Confidenza, Accoglienza, Collaborazione.
Conclusioni
Ad oggi in Italia si conta un importante numero di aziende che possono veramente essere definite “inclusive”, ma questo non significa che non ci sia ancora tanta strada da fare. Infatti, solo il 30% delle persone con disabilità italiane ha un’occupazione stabile, la maggior parte delle quali nel settore pubblico: è tra i tassi di occupazione più basso d’Europa.
Tra l’altro, per quanto riguarda il livello di invalidità, più grave è il disturbo e minori sono le probabilità da parte della persona disabile di trovare lavoro.
Questi numeri sono comunque più alti rispetto a quelli del passato e questo significa che stiamo procedendo nella direzione giusta.
Chiara Magaletti, Area Marketing & Comunicazione