“Mi ha detto mio cuggino che sa un colpo segreto che se te lo dà dopo tre giorni muori”. Elio e le Storie Tese apostrofavano così le iperboli che da bambini si raccontavano per decantare gesta più o meno verosimili di fantomatici parenti dai poteri soprannaturali. Da ormai qualche anno, grazie soprattutto ad internet, queste panzane si sono evolute e insinuate nel quotidiano. Sono arrivate ad insidiare l’autorevolezza di giornali e news outlets. Stiamo ovviamente parlando delle fake news.
Le fake news non sono però un’invenzione recente, infatti esse nascono parallelamente ai giornali, con intenzioni più o meno malevoli. A tal proposito ricordiamo la diffusione della notizia della finta morte di Napoleone che nel 1814 in Inghilterra causò una colossale truffa alla borsa valori.
Le filter bubble
Come già detto in precedenza oggi le fake news hanno come principale vettore di diffusione internet; in particolare un canale privilegiato sono le “filter bubble”, che tramite le fake news si vanno ad autoalimentare in un circolo vizioso: infatti più fake news vengono diffuse, più esse vanno a rafforzare le idee dei componenti del gruppo, allontanandoli da un contraddittorio e favorendo quindi l’ulteriore diffusione delle stesse notizie false.
Intervento statale e libertà d’espressione
Ultimamente, per contrastare la diffusione incontrollata di tali notizie, è addirittura intervenuta la legislazione statale. In più nazioni (tra cui l’Italia) sono state varate norme atte a contenere e prevenire la diffusione di fake news, richiedendo il tempestivo intervento delle piattaforme che le ospitano e punendo gli autori originali, seppur con le evidenti difficoltà derivate dalla loro viralità, che causa la quasi impossibilità di risalire alla fonte della fake news. L’intervento statale però solleva dubbi su una possibile ed eventuale interferenza sulla libertà d’espressione online, anche in questo caso in medio stat virtus: è sì necessaria una legislazione che cerca di limitare il propagarsi delle fake news, essa però non deve essere pretesto per castrare le libertà individuali di parola ed espressione.
Come ci si può difendere dalle fake news?
Ci sono varie tipologie di fake news. Da quelle completamente false, fatte solo per disinformazione, a quelle che manipolano la realtà, riportando dati veri in un contesto errato, fino a quelle create per errore e che si diffondono senza una reale volontà di disinformare. Questa varietà multiforme è ciò che rende il loro riconoscimento sempre più difficile.
Per difenderci efficacemente è utile seguire queste precauzioni:
- Considerare l’autorevolezza delle fonti: una notizia del Corriere della Sera è intrinsecamente più affidabile rispetto ad una di “Imola Oggi” o de “Il Primato Nazionale”.
- Verificare le data: vecchie notizie ripostate non per forza sono rilevanti per l’attualità.
- Non condividere una notizia se non è stata prima verificata: per questo basta un breve confronto tra fonti per cogliere i punti comuni.
- Attenzione alla satira: se una notizia è particolarmente grottesca o inverosimile quasi certamente si tratta di satira.
- Mantenere un atteggiamento scettico e usare il pensiero critico: il buonsenso rimane sempre di fondamentale importanza.
C’è però da riportare un ulteriore fenomeno diffusosi per contrastare attivamente la diffusione delle fake news: stiamo parlando dei fact-checker e dei debunker. I fact-checker si occupano di controllare la veridicità di dichiarazioni e comunicati di figure pubbliche (citazione necessaria per PolitiFact.com, il sito fondato da Bill Adair nel 2007 e uno dei primi di questo genere). I debunker, invece, si occupano di smontare le falsità delle fake news virali utilizzando come strumento principale fatti e dati.
Questo articolo cerca di mettere sotto in luce le principali caratteristiche delle fake news, come si sono evolute e come ci si può difendere da esse. Come si evince ci deve essere una collaborazione tra più attori: sia produttori che consumatori di notizie, con una giusta legislazione non invasiva che coadiuva il tutto.
Federico Zermian – Area Comunicazione