Come disse una volta un saggio, “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.
Al fine della creazione e del rafforzamento dei legami tra le Junior Enterprise italiane si è svolto il 24 febbraio il Network Day, organizzato da JECoMM e presenziato da JADE Italia e a cui hanno partecipato quattordici JE provenienti da tutta Italia: JEBS, JEBV, JECatt, JECoMM, JEFlo, JEME, JEMIB, JEMORE, JEMP, JEParma, JEst, JETN, JEToP e JELIUC.
La prima parte della giornata è stata dedicata agli update delle JE, in cui i presidenti hanno presentato il resoconto e i traguardi raggiunti nel 2017 e gli obiettivi per il 2018. Filo comune è stato una generale tendenza alla ricerca di un’efficace collaborazione delle JE, di modo da poter offrire ai clienti un servizio che sia il più completo e professionale possibile e che vada a coprire tutti i settori di cui si può avere bisogno, che siano legati all’ambito commerciale, legale, della comunicazione, dell’IT o della gestione di eventi.
A seguire è intervenuto Giancarlo Sampietro, fondatore e general manager di KIWI Digital, per un workshop dedicato alle campagne pubblicitarie digital (e non solo). Come sottolineato da Sampietro infatti, “digital is everywhere”: il confine tra contenuto online e offline è sempre più labile, il loro rapporto sempre più interconnesso e l’esperienza umana sempre più permeata da input e interazioni che varcano la soglia dello schermo ed entrano a far parte della realtà. Ne sono una prova i case studies presentati al workshop: campagne come The Blind Taste di McDonald, CityRunners di Adidas e Mojito Doc per Havana Club si rapportano al grande pubblico grazie ad una trama a doppio filo tra materialità e immaterialità, social media ed esperienze fattuali.
Il coinvolgimento fisico ed emotivo e la spettacolarizzazione diventano elementi imprescindibili per una campagna che punti ad uscire dal rumore creato dalla monotona pervasività dell’advertising e miri invece a colpire l’audience. Il segreto diviene quindi la creazione di una “campagna di comunicazione integrata dal cuore social e dal carattere disruptive”, che rappresenti non un brand sui social ma un social brand.
Dopo la pausa pranzo presso il bistrot C’era una volta, la giornata è continuata all’insegna del secondo workshop, tenuto questa volta dall’illustre Nando Dalla Chiesa, scrittore, sociologo, politico e docente presso l’Università Statale di Milano. L’intervento ha avuto come oggetto principale il ruolo del comunicatore e le qualità che questi deve possedere per poter svolgere al meglio il suo compito: la teoria e lo studio sono imprescindibili ma non sufficienti, mentre il learning by doing perorato dall’idea stessa dell’esistenza delle junior enterprise assume un ruolo centrale nella formazione lavorativa ed educativa. La comunicazione viene vista come una “qualità totale” che deve permeare non solo l’azienda nella sua interezza – senza esser relegata ad un settore separato e chiuso a tenuta stagna – ma anche il comunicatore stesso, che deve essere in grado di bilanciare cultura, raffinatezza intellettuale, destrezza nei rapporti col cliente e creatività, oltre che tenacia, determinazione ed un network di amicizie che riescano a portarlo sano e salvo a riva nei momenti di burrasca.
L’ultima parte della giornata è stata invece occupata dai tavoli di discussione organizzati da Jade, in cui gli associati delle varie Junior hanno avuto l’occasione di scambiarsi idee e best practice riguardo temi quali la struttura organizzativa di lavori e progetti e le strade da intraprendere al fine di allargare il network delle JE, favorire la collaborazione tra esse e ottimizzare il canale di comunicazione con i clienti.
Perché, come hanno detto altri saggi in passato, “Together we stand, divided we fall”.
Tassia Sparagna – Area Comunicazione